Editoriale
Editoriale. Illusione occulta, una malattia
Tratto dalla rubrica Eppur si muove della rivista NC Nuova Comunicazione, pubblichiamo l’editoriale di Emilio Haimann, presidente Hi! Comunicazione. Viviamo in una società affetta da una malattia. Si chiama Comunicazione Aspirazionale. Il nome non significa granché, ma quando compare in una riunione di marketing genera inganni e finzioni, che trasformano, per esempio, normali casilinghe in irresistibili bombe sexy. Ciò produce un messaggio pericoloso: l’illusione occulta.
Appaiono alla fine degli anni Ottanta (come effetti secondari del patetico edonismo reaganiano) e diventano, negli anni novanta, una vera e propria epidemia esplosa e continuata nel primo decennio del duemila. Un’intera generazione di uomini marketing si è riempita la bocca con questa definizione.
Comunicazione sappiamo più o meno tutti che cosa voglia dire, Aspirazionale rimane un arcano e mi viene da pensare che sia un termine usato da chi fa dell’ignoranza la propria conoscenza.
La parola in sé non vuole dire un beato nulla ma, quando compare in una riunione di marketing, improvvisamente significa tutto e genera mutazioni permanenti nelle persone. Per esempio, fa sì che quella che dovrebbe essere una dolce e semplice casalinga si trasformi in una specie di foca sexy.
E fa ancora sì, sempre per esempio, che la maggior parte degli abitanti del mondo viva in case in cui nulla è fuori posto, fuori moda e usato. E fa sempre sì che i volti e l’aspetto di quegli abitanti non siano altro che perfetti. Ma falsi. Dove per falso intendo non reale, non realistico, il contrario della vita vera. Troppo e, purtroppo, spesso la comunicazione fa della non verità un suo ingrediente e il termine aspirazionale ha illuso e confuso milioni di consumatori.
Voglio dire, ma davvero basta un’insignificante crocchetta di pollo ripiena di formaggio a riportare la felicità in una famiglia oppressa da una crisi che ormai non smette più? La comunicazione è piena di roba come questa, di promesse improbabili, di personaggi che si atteggiano come tanti attori in una fiction. Mai un volto stanco, mai un’occhiaia, mai un sorriso sghembo.
Tutto questo genera un messaggio pericoloso, l’illusione occulta. Credo che sia arrivato il momento di smetterla di ingannare, tutto qui. Internet ci può aiutare, in questo. Sulla rete circola tutto, verità e inganno hanno pari peso, ma l’utente ha la possibilità di vedere, capire, scegliere e anche rispondere adeguatamente. Tutte cose che non succedono su altri mezzi di massa, dove il messaggio è unilaterale. Infine, credo che chi fa il mestiere di comunicatore abbia un dovere grande, essere persona con la schiena diritta.
La rivoluzione, così come l’evoluzione, parte sempre dagli individui. E, se davvero vogliamo che questo mondo migliori almeno un po’, dobbiamo promuovere valori veri, non balle preconfezionate e schemi falsi.
Mi viene quasi da sorridere pensando a ciò che ho appena scritto in questo pezzo. Mi sembra una cosa banale ricordare che l’onestà sia un valore. Ma sai che c’è? Smetto subito di sorridere, perché purtroppo è vero che l’onestà si è persa. E mica solo in comunicazione.
Emilio Haimann, presidente Hi! Comunicazione