Editoriale

Space Available Here. Inquinatori ecologisti

Pubblichiamo il nuovo contributo di Pasquale Diaferia. Tema di oggi: il curioso fenomeno per cui proprio i più grandi inquinatori dell'ambiente, quando non della cultura, oggi vogliano un mondo 'più bello ed etico che pria'. "Come mai...?"

A Cannes Al Gore ha tenuto una seguitissima lezione di ecologismo ai clienti ed alle agenzie di tutto il mondo. Curioso che gli Usa, sotto la sua vicepresidenza, non abbiano firmato il Protocollo di Tokio, e che l'azienda chimica di famiglia, la Goretex, non abbia certo contribuito a rappezzare il buco dell'ozono.

Sempre nella stessa location, una grande banca sudafricana vince il Grand Prix dell'affissione con un solo poster. L'affssione sul suo retro ha dei pannelli solari che alimentano i servizi della scuola pubblica di uno dei sobborghi più poveri del paese. Curioso che la stessa banca in anni bui avesse energicamente implementato le differenze finanziarie che erano alla base dell'aparthied.

Ancora sulla Croisette, tutta la comunità della pubblicità celebra commossa il trionfo del Grand Prix della televisione a Dove, il prodotto di bellezza che vuole far ritrovare alle ragazze delle ultime generazioni l'auto stima persa. Lo spot è un back stage esplicito: spiega come qualsiasi giovinetta normalmente bruttarella, dopo ore di trucco e photoshop, sia degna di apparire in un poster pubblicitario. Curioso che la stessa comunità per anni non abbia fatto altro che promuovere modelli culturali per cui se le ragazze non erano belle come delle modelle, potevano suicidarsi. O in alternativa comprarsi il profumo di tendenza che le avrebbe fatte sentire delle dive.

Come mai proprio i più grandi inquinatori dell'ambiente, quando non della cultura, oggi vogliano un mondo "più bello ed etico che pria"? Curioso, vedo parecchi lettori chiudere subito questa pagina, e passare senza esitazioni a Gazzetta.it. Lettura meno problematica, a patto di saltare le notizie sul doping.

pasquale@specialteam.it