Editoriale
Space available in Cannes: digital divide
Il Grand Prix Cyber va a Diesel, ma con un
lavoro prodotto da un'agenzia non italiana.
Quello che in passato è successo per i film, si ripete con logica stringente
nel digital. Ora il tema è chiaro.
In Italia abbiamo un gap tecnologico,
oltre che culturale. Siamo stati schiavi della televisione e delle televendite
per vent'anni: questo ci ha impedito di gareggiare in creatività alla pari con
gli altri paesi.
a quando è partita l'era digitale, eravamo nella stessa
posizione di partenza dei francesi, degli inglesi, degli americani, dei
brasiliani.
Anzi con un piccolo vantaggio, perché la telefonia mobile come
sistema digitale di comunicazione di massa l'avevamo creata noi prima degli
altri.
Eppure siamo riusciti, in meno di cinque anni, ad accumulare un ritardo
spaventoso, un Digital Divide all'Amatriciana. Dipende dal fatto che siamo
indietro rispetto agli atri paesi per le connessioni broadband. Ma anche perchè
le agenzie, assieme alle aziende, non hanno voluto vedere, e credere, in quello
che stava succedendo.
Escluso Diesel e un altro paio di clienti, che hanno ovviamente cominciato a rivolgersi all'estero, quando hanno capito che nessuno voleva investire in sistemi mediatici senza costi, concessionarie, diritti di negoziazione. Non a caso negli ultimi 3 giorni qui a Cannes le agenzie estere stanno raccontando case histories ormai quinquennali, basate sul concetto di YouCracy, la democrazia dove gli utenti sono i padroni dei media.
Go Viral domenica ha sancito la fine del Feudalismo Mediatico, in cui gli editori disponevano di agenzie, clienti e pubblico come i Signori del Medioevo su vassalli, valvassori e valvassini. Andatelo a dire alle concessionarie italiane, adesso, che le regole di quel gioco, con i consumer generated contents, non valgono più.
Poi i ceo di Iniziative, che non dimenticatelo, è un centro
media, parlano ad un teatro strapieno (vedi foto) di second life delle persone,
ma soprattutto di seconda
vita delle marche. Che risponde a regole così diverse
di quelle della vita reale, da doversi costringere compassati manager a
mascherarsi da Platinette, angeli/diavoli, piuttosto che Avatar Guerrieri.
Altre agenzie hanno ribadito che i due mondi, virtuale e reale, rischiano di
collidere, creando problemi non da poco alle marche. All'estero, perché nel Bel
Paese di marche virtuali non se ne vede l'ombra. E dire che Fiat
Barchetta Web era uscita nel 1999.
Ma tutti erano stati prontissimi
a criticarla.
Meglio ancora la vecchia e cara televisione, avevano pontificato amministratori delegati che ancora oggi faticano a capire la differenza tra YouTube ed eBay. A tutti voglio ricordare il sorriso con cui un ragazzino poco più che ventenne della brasiliana AlmapBBDO ha ritirato l'Oro alla Young Competition, ieri mattina.
Hanno stracciato tutti con un annuncio che è diverso dalla pubblicità solo perchè è realizzato in flash e non stampato su carta. Ma ha la stessa intelligenza e forza delle campagne che il suo presidente, Marcelo Serpa, usava per vincere Grand Prix Advertising negli anni passati.
Alla domanda," Nella vostra agenzia vi sono differenza tra chi lavora off line e chi on line?", ha sfoderato lo stesso candido sorriso e ha detto: "Scusi, in che senso?".
Il gap tra noi e loro è tutto in questa assenza. Da noi off e on line sono
mondi lontani che ancora non si parlano, anche se le finanziarie che posseggono
le diverse agenzie sono le stesse. Da loro i reparti sono mescolati, e le
specializzazioni non sono tecnologiche, ma culturali.
Speriamo che arrivino
gli americani, e facciano un New Piano Marshall per il Terzo Millennio, per
riportare noi italiani nel mondo civile.
Nel frattempo aspettiamo la short list della televisione, incrociando tutte le dita a disposizione.