Editoriale

Space Available in Cannes. Is Big Data Killing Creativity?

Nella sua rubrica Pasquale Diaferia, partendo dal convegno di Assocom su Data (r)Evolution, riflette sul valore dei premi assegnati a Cannes, sul boom delle connessioni web, sul cambiamento nel peso dei mezzi, tv e web in particolare, sul marketing personalizzato su scala e soprattutto sul crescente potere delle big company che controllano i big data e sui cambiamenti che determinano nella creatività. "Inutile scandalizzarsi: quello che una volta erano le agenzie di pubblicità e direct marketing, oggi sono le digital company. Google, Facebook, Twitter & Co. sono always on e cross device, cioè perfettamente in linea con l’esperienza delle persone.  Il problema è che questa potenza di fuoco abbassa la differenza che una volta faceva la creatività, la forza delle idee".
Apriamo la settimana pre cannes con due notizie. La prima è relativa agli oltre 40mila lavori iscritti alla Kermesse mondiale della 
comunicazione. La seconda è la certificazione che sono oltre 2 miliardi e ottocento milioni gli esseri umani connessi alla rete internet (nel 1997 erano 35 milioni, guarda un po’)

Tutto questo arriva nel giorno del convegno Assocom sul Data Revolution, dove si cerca di spiegare alle agenzie associate ed alla 
comunità tutta che i numeri ormai contano. 

Non a caso, se vale ancora la regola che prevede a premio sulla Croisette il 15% dei lavori iscritti, ecco che rischiamo di registrare fra 
dieci giorni  quasi 6000 tra ori, argenti e bronzi. Come dire, se una volta un premio a Cannes valeva tantissimo, oggi se una campagna non conquista una decina di statuette non è andata neanche tanto bene. Un argento, solo soletto, ormai vale poco. Come dire, la prevalenza della quantità anche nella celebrazione della qualità.

E sui numeri, ormai devastanti, delle connessioni al web, mi permetto di segnalare l’effetto contrario. Sono quasi tre miliardi di esseri umani, quelli connessi, ma sono i più qualitativi, i più scolarizzati, i più tecnologici, quelli con maggiori le disponibilità economiche, quindi i più gustosi per gli uomini del marketing. 

Non è solo la vittoria dei big data e delle profilazioni, ma la è celebrazione della parte più sana ed alto spendente dell’umanità. Al 
resto del mondo, sia su scala locale che globale, non resta che la televisione: quel media sempre più lento, generalista e prevedibile 
nelle sue manifestazioni. Quello sempre meno centrale ed interessante nelle pianificazioni (questo è vero ovunque nel mondo, eccezion fatta per l’Italia).

Nel frattempo il responsabile marketing di Facebook spiega alle agenzie nazionali cos’è il marketing personalizzato su scala, cioè il 
lavoro delle 4 big company che controllano i big data del mercato globale. Si tratta di  quel sistema di profilazioni che consente il  
controllo dell’efficienza  della comunicazione. I"
Ma forse questi ultimi sono tutti presi a parlare di un diritto d’autore che  è sistematicamente violato proprio da queste piattaforme di 
condivisione di contenuti.

La mia fortuna è di essere molto digitale, e soprattutto molto pioniere di questo mondo, da almeno vent’anni. Per questo mi domando solo perché ci si dimentichi della forza della retorica e della produzione di idee. Come si diceva dieci anni fa in un seminar di una precedente edizione di Cannes, i big Data non stanno uccidendo la creatività. Semplicemente la possono esaltare.

Allora, perché solo da noi continuiamo a considerare la Tv un media ancora centrale, e ad un convegno sui big data, neanche per sbaglio, c’era un creativo a tenere uno speech? Grazie a chi mi darà  una risposta che non sia: a novembre ci sarà IF, il Festival della Creatività (quello sponsorizzato da Google, guarda un po).


Pasquale diaferia tweeter@pipiccola