Editoriale
Space available in Cannes. Pioggia Battente
(Cannes). La domenica d'apertura, come l'anno scorso, ci offre uno splendido acquazzone
tropicale ad ora di pranzo.
Qualcuno lo interpreta come
un buon segno, visto che l'anno scorso dopo lo scroscio ci portammo a casa un
solitario Leone d'Oro.
Non sembra che quest'anno ci sia qualcosa di pari valore, ma essere scaramantici costa poco.
JcDecaux, per ribadire la sua potenza di leader mondiale ha costruito sulla spiaggia del Grey D'Albion uno spettacolare villaggio d'ospitalità, pieno di innovative applicazioni tecnologiche per un media antico come l'affissione. Si possono ammirare postazioni che cambiano colore, che emettono profumi, da cui si possono scaricare via bluetooth musica ed immagini. Tutti apprezzano e poi, come da tradizione, passano al bar ed al ristorante, dove si viene coccolati da hostess davvero gentili che servono cestini alla giapponese di cui si gode più per il design che per il sapore.
Eppure fa ridere pensare che queste applicazioni le presentavamo ai clienti
già quattro anni fa e venivamo presi per pazzi visionari.
Se le presenta una
grande azienda internazionale, tutto sembra improvvisamente più credibile.
Ecco perché siamo indietro nella reputazione tecnologica: perché non sappiamo
confezionare l'innovazione in modo spettacolare.
Che nella vita vera
significa che negli Usa c'è Steve Job che ha esaltato Silicon
Valley, da noi l'Ingegner De Benedetti che ha chiuso il centro
di ricerca di Scarmagno.
Mi sembra semplice cogliere la differenza.