Editoriale

Space Available in Cannes: successo devastante

(Cannes) Pubblichiamo un nuovo intervento di Pasquale Diaferia. Tema di oggi: la strepitosa varietà di incontri, workshop e seminari che stanno caratterizzando il Festival di quest'anno. "Sembra un nuovo '68, più globale and well designed".

Se pensate ai due bronzi per l'Italia, risposta sbagliata.

Invece provate a pensare ad un festival che fino a 3 anni fa aveva nei primi tre giorni una desolante carellata di proiezioni, seguita da pochi giovani creativi, di solito spediti qui con l'abbonamento più economico.

Ormai la parte bella di cannes sono queste giornate.

E complimenti ad Emap che ha rivoltato la manifestazione come un calzino. Seminari e workshop di altissimo livello a ritmi insostenibili, ceo e direttori creativi di prima fascia che sgomitano sui palchi ed alle feste, Galà per i Giovani Leoni più affollati della cerimonia di chiusura, trionfo di web, promo, direct e tutte quelle discipline che una volta erano considerate sotto la linea. Ragazzini under 25 da tutto il mondo discutono nei ristoranti di mobile marketing o etica della comunicazione di massa.

Sembra un nuovo '68, più globale and well designed. Logica conseguenza, in sala a vedere i film la generazione iPod non ci va, perché il resto è più stimolante. In tutto questo fiorire di conoscenza, nuove frontiere e mondanità, brillano per assenza gli italiani.

Intercettati in giro solo Sergio Muller e Matteo Righi, giovani e talentosi direttori creativi, oltre a qualche giovane copywriter ormai un po' vecchiotto. Amministratori delegati o clienti importanti, non pervenuti. Ma niente paura, da giovedì appariranno per incanto i big delle grandi agenzie. Piangeranno per la short list da terzo mondo e si metteranno in fila per il party della Sipra.

Nel frattempo il mondo sta cambiando. Se n'è accorta perfino Assocomunicazione.

Ma mentre i più moderni pensano a come raggiungere la mutazione, il cambiamento è già alla versione 2.0.