Editoriale
The elephants in the room
In inglese l'espressione "un elefante nella stanza" si usa per dire che c'è un problema ovvio o una situazione difficile di cui non si vuole parlare. La presenza di qualche elefante si è avvertita in questa edizione numero 65 del Festival della Creatività di Cannes.
Un'edizione di transizione, ripensata e rinnovata nelle sezioni, categorie e contenuti. Il tutto in uno spazio temporale ridotto, compresso a cinque giorni pieni, densi di stimoli e, soprattutto, concentrati sul core business, sulla Unique Selling Proposition del Festival, la creatività come fattore determinante non solo per lo sviluppo delle marche ma, anche, per lo sviluppo della società attraverso innovazioni di prodotto che, se comunicate bene e con gli strumenti giusti (qualunque essi siano) possono migliorare la vita delle persone, soprattutto di quelle più svantaggiate. Una formula direi apprezzata dai creativi italiani e stranieri che ho incontrato sulla Croisette.
Veniamo, però, al primo elefante. Nonostante siano stati affrontati, più che in passato, temi come la diversity e la responsabilità sociale della comunicazione, il panel dei relatori internazionali rimaneva composto nella sua quasi totalità da anglosassoni, bianchi e prevalentemente maschi (Naomi Campbell a parte). Insomma, Cannes rimane una roccaforte 'wasp', a quanto pare inespugnabile.
A parziale riscatto le bellissime campagne vincitrici di alcuni bellissimi leoni o Grand Prix, uno per tutti "The Talk" di Procter & Gamble (categoria Film) o il Leone di San Marco assegnato ai fratelli indiani Prasoon e Piyush Pandey, rispettivamente chairman ed executive creative director di Ogilvy India e regista della propria casa di produzione Corcoise Film.
Quanto al bilancio dell'Italia, 21 leoni (+1 leone Diesel con creatività italiana ma iscritto dalla Francia, +2 considerando l'Argento e il Bronzo attribuiti a UK in Direct grazie al progetto 'The most exclusive collection' per Yoox Milan, idea creativa Stink Studio London/Google Milan (guarda il video), siamo un po' alle solite: poche campagne che vincono tanti premi. E questo è un altro elefante nella stanza. Onore alla bellissima campagna Deisel "go with the fake" che ha fatto man bassa di leoni, ben 9, firmando tutti e tre, gli unici, ori tricolore. Chapeau a Publicis e a un grande cliente, Diesel, che a Cannes ha sempre ben figurato, in particolare quest'anno con ben 13 leoni (12+ 1 bronzo vinto dalla casa di produzione francese Division Paris per "Go with the Flaw"), anche grazie alla campagna "Keep the world flawed".
Migliora il bilancio della short list in rapporto col numero di entries. Quest'anno i progetti entrati in short list sono stati 57 (ai quali si aggiungono la campagna Diesel iscritta dalla Francia Go with the flaw, la campagna Vodafone Italia 'Face of Italy iscritta dalla Russia e a ben guardare, i due soggetti della campagna Yoox 'The most exclusive collection', idea creativa Stink Studio London/Google Milan, iscritti dalla cdp inglese Stink Studio), rappresentativi di 19 campagne su un totale di 448 entries. Si tratta di un 12,7%, percentuale comunque superiore al 10% dell'anno scorso quando le short list furono 68 in rappresentanza di 25 campagne, su un totale di 660 iscrizioni ma, ricordiamo, con un maggiore numero di sezioni e di categorie a disposizione.
Nel confronto con gli altri paesi il barometro volge decisamente al bello, pur rimandendo il dato di fatto di avere poche campagne che vincono molto. La creatività Made in Italy ha scalato molte posizioni (vedi notizia dedicata). Dalla ventisettesima del 2016 siamo risaliti alla diciannovesima del 2017 all'undicesima di quest'anno. L'obiettivo di rientrare tra le grandi non sembra, quindi, molto lontano, anche se ci divide un grande gap rispetto a Usa (322 leoni), UK (110), Brasile (101), ma anche Francia (70), Germania (66), Australia (55), Spagna (34) e Paesi Bassi (31).
Un plauso particolare va, quindi, alle agenzie italiane che hanno portato a casa almeno un leone: ovviamente Publicis, ma anche Dude, Auge, DDB e McCann.
A proposito di campagne fake, non mi riferisco ovviamente a quella Diesel, sembra che il problema non esista più e, di conseguenza, non se ne parla. L'elefante nella stanza, in questo caso, è davvero ingombrante. Anche perché tra alcuni leoni assegnati ne abbiamo viste diverse di campagne palesemente fatte per vincere a Cannes.
Chiudiamo la rassegna degli elefanti con il più grande di tutti, quello di Sir Martin Sorrell e dei suoi guai con la sua ex societá, di cui rimane comunque azionista. La sua presenza a Cannes è stata particolarmente interessante e la curiosità dei giornalisti presenti è stata parzialemente soddisfatta dall'incontro tenutosi venerdì scorso. Le scabrose circostanze per le quali è stato messo alla porta da Wpp sono state appena accennate in un dibattito abbastanza surreale col giornalista e scrittore Ken Auletta.
Ma, come si suole dire, 'the show must go on'.
Salvatore Sagone
presidente ADC Group