Inchieste

Festival di Cannes, il moltiplicatore della reputazione

Laboratorio del pensiero creativo mondiale, la manifestazione francese permette di rimanere aggiornati sui nuovi linguaggi e le principali tendenze che caratterizzano la comunicazione. Con la consapevolezza che, vincere un premio sulla Croisette, garantisca un grande salto in avanti in termini di reputazione e carriera professionale. Ultima tappa del giro di microfono tra i creativi del settore. Pubblichiamo il quarto articolo dell’Inchiesta Creatività uscita su NC - il giornale della Nuova Comunicazione (num. 60, giugno-luglio 2016).

Occasione di confronto con il panorama internazionale della creatività, il ‘Cannes Lions International Festival of Creativity’ rappresenta un appuntamento imperdibile per chiunque si occupi di comunicazione. “Si tratta di una manifestazione straordinaria afferma Vicky Gitto, chairman & chief creative officer Y&R/VML Italia -. La definizione di Festival internazionale della creatività è perfino riduttiva, visto che l’evento è diventato, ormai, un vero e proprio laboratorio del pensiero contemporaneo. Si tratta di un’occasione di aggiornamento e di conoscenza davvero unica. È un peccato che, in Italia, il Festival sia a volte percepito da alcuni clienti come un semplice appuntamento dove i player della comunicazione si radunano per assegnare dei riconoscimenti. All’estero non è così, perché lì i premi sono considerati correttamente, ossia come una certificazione del talento. Esistono ormai innumerevoli ricerche in grado di dimostrare la stretta correlazione fra alta qualità creativa e risultati commerciali. E poi pensiamo alla categoria Innovation Lions, dove si vedono progetti destinati a cambiare non solo la comunicazione, ma addirittura le nostre vite”.

“Un premio vinto a Cannes - aggiunge Siani (Dlv Bbdo) - rappresenta il più grande moltiplicatore di reputazione oggi esistente, per chiunque voglia fare carriera nel nostro mondo. Ma non deve essere il fine, bensì il coronamento di un lavoro ben fatto”. Il Festival di Cannes, aggiunge Brenna (Leo Burnett), “è il luogo dove si incontrano i comunicatori di tutto il mondo. Rappresenta la vetrina dei progetti più innovativi e originali; se come agenzia riesci a vincere dei Leoni, ti vedono da tutto il pianeta e hai fatto bingo”. Bertelli (Publicis Worldwide) evidenzia la bravura degli organizzatori del Festival: “Negli anni sono riusciti a far crescere la manifestazione in termini di dimensioni e di importanza, grazie anche al coinvolgimento dei clienti. Oggi Cannes è una macchina di Pr pazzesca, con una copertura mediatica immensa. Lì si possono fare riunioni importanti con i clienti, così come confrontarsi con le aziende e le altre agenzie ed essere aggiornati sul livello di creatività internazionale”.

THE PLACE TO BE

“Il Festival di Cannes - afferma Iabichino (Ogilvy & Mather Italy) - è il nostro Giubileo annuale. Quella settimana sulla Croisette ci fa sentire ogni volta un po’ migliori, protagonisti di un mondo straordinario, che premia la creatività, le buone idee e l’impatto sulla collettività che alcune campagne riescono ad avere. È una specie di limbo intellettuale su cui ci affacciamo spinti dalle migliori intenzioni, salvo poi tornare in patria e scoprire che il business, i procurement, il nostro contesto culturale e lo scenario dei nostri media rendono tutto un po’ più complicato, costringendo a scendere da quella giostra meravigliosa su cui eravamo saliti durante la settimana del Festival”.

“Si tratta - afferma Ventimiglia (H-Art) di una delle vetrine più importanti per la creatività a livello internazionale. Le aree più interessanti del Festival sono, secondo me, quelle che guardano ai giovani e alle idee in grado di cambiare il mondo, come i Future Lions. Vincere un premio a Cannes rappresenta un riconoscimento importante del proprio lavoro, ma non deve costituire un obiettivo in sé. Crediamo sia giusto pensare a Cannes non come un fine ultimo, ma come una celebrazione di qualcosa di realmente bello ed efficace, che è stato in grado di portare valore e intrattenere le persone. Questo dovrebbe essere sempre l’obiettivo di chi fa il nostro mestiere”.

Mori (UM) mette in luce il valore istituzionale del Festival, dove ci si incontra per “fare il punto sulle linee di evoluzione e sulle eccellenze in ambito creativo. Quanto alle nuove aree, mi sembra molto interessante la categoria Digital Craft Lions”. Rimanendo in tema di categorie, Paolo Roncaglia (Endeavour Digital Marketing - Gruppo Roncaglia) evidenzia l’importanza degli Innovation Lions, in cui trovano spazio approcci dove creatività e innovazione sono al servizio delle idee. “Per noi - aggiunge - vincere premi di questo genere, significa affermare la nostra visione e la validità delle nostre scelte”.

“Il Festival della Cretività - precisa Bonetti (synUosa - Artefice Group) rappresenta l’occasione per condividere le esperienze più importanti provenienti da ogni angolo del mondo”. Grazie a eventi come questi, abbiamo l’occasione “di comprendere meglio dove siamo e dove vogliamo andare come professionisti”. Palmer (Serviceplan) insiste soprattutto sull’aspetto motivazionale: “Per me, Cannes è l’ultimo bastione del glamour nella pubblicità. I giovani art, copy e account vedono che siamo in tanti, che abbiamo una lobby internazionale, che beviamo rosè su uno yacht e parliamo del nostro lavoro come di un nuovo disco hit. Inoltre, si possono riempire le tasche di biglietti da visita. Questo conferisce energia e voglia di stare in ufficio a lungo, di insistere e di creare qualità. E la motivazione è tutto nella vita”. “Il Festival di Cannes - spiega Pedrazzini (Cayenne) - rappresenta il momento più importante per prendere contatto con l’evoluzione della comunicazione e l’affermarsi di nuovi linguaggi, rappresentando un’occasione strategica di aggiornamento e formazione”. Tuttavia, in merito alla questione della visibilità e della reputazione, Pedrazzini evidenzia come vincere un premio a Cannes faccia la differenza soprattutto all’interno del mercato delle agenzie, e non tanto rispetto ai clienti, che sono sempre meno frequentatori del Festival.

FUORI DAL CORO

Nettamente fuori dal coro, Marini (Lorenzo Marini Group) esprime sul tema un parere più critico: “Il Festival della creatività oggi non serve più a nulla, rispetto al mondo dell’adv classico. Si tratta di un grande calderone dove le star di Hollywood attraggono più che i creativi stessi. È come un circo dell’Ottocento, pieno di guaritori e inventori di soluzioni meravigliose, ma poco praticabili nella vita di tutti i giorni. Il Festival di adesso ha decuplicato i premi, le categorie, i premiati e specialmente il suo fatturato, portando il proprio utile a svariati milioni annui. Al Festival non interessa più il prodotto, ma il numero. I Leoni d’oro non si pesano più, ma si contano soltanto. È un gioco olimpico dove sono ammessi tutti gli sport in modo da gonfiare il medagliere e il numero di partecipanti. Ma, per esempio, l’Italia non vince un Leone d’oro nella categoria Spot da più di dieci anni. Il Festival dell’advertising non esiste più da cinque anni. Difatti ora non c’è più nemmeno la parola advertising o comunicazione”.

Mario Garaffa

 

_________________________________________________________________________________

Inchiesta Creatività:

Articolo 1: ‘Il coraggio di sperimentare

Articolo 2: ‘La battaglia dell’attenzione si vince con la rilevanza

Articolo 3: ‘Strategia e dati per indirizzare il flusso creativo

Articolo 4: ‘Festival di Cannes, il moltiplicatore della reputazione