
Inchieste
Moige VS spot TIM. Gitto (ADCI, GB_22): "Tanto rumore per nulla. Meglio fornire ai più piccoli strumenti per filtrare con consapevolezza un battuta ironica, meno sconveniente di volgarità ben più gravi diffuse in tv e in rete"
E' di venerdì 3 settembre la notizia di un nuovo soggetto dello spot Tim per l’offerta ‘Calcio e Sport’ nel quale non c'è più il 'porca puttena' pronunciato da Lino Banfi nei panni di Oronzo Canà nel precedente film per gli Europei. Questa volta il noto attore viene inoltre affiancato nel film dal CT degli Azzurri Roberto Mancini.
Il Movimento Italiano Genitori, ricordiamo, nei giorni scorsi è intervenuto chiedendo l’esclusione dal circuito dei minori della prima campagna Tim perchè ritenuta inadatta ai più piccoli vista l'espressione colorita di Banfi.
Abbiamo chiesto un parere sulla vicenda a Vicky Gitto, presidente ADCI e founder, con Roberto Battaglia, dell'agenzia GB_22.
"Mi sembra di vivere in un contesto da 'Santa Inquisizione' in cui risulta sempre più difficile utilizzare linguaggi e concetti che non siano condivisi da tutti. Inviterei a un atteggiamento meno censorio e meno critico verso i contenuti di comunicazione, che spesso obbliga a rivedere posizioni non sempre così tanto inadeguate.
Nel caso specifico dello spot Tim, trovo esagerato l'attacco del Moige. Al di là del valore dell'idea creativa della campagna, sul quale non mi soffermo, prendendo in considerazione il messaggio dello spot, trovo difficile credere che contenga elementi eccessivamente disturbanti per la sensibilità dei minori".
"Credo che per i genitori sia prioritario preoccuparsi di fornire ai propri figli gli strumenti per filtrare con consapevolezza e anche un po di leggerezza una battuta come quella pronunciata con un pizzico di ironia da Lino Banfi, certamente meno sconveniente di molti altri messaggi violenti e volgari che spesso a livelli inaccettabili vengono diffusi da programmi televisivi o in rete. La pubblicità TIM, a mio avviso, si è limitata ad utilizzare in modo ironico un luogo comune della dialettica storica di Banfi che, peraltro, come apprendo dalla stampa, non ha subito alcuna censura da parte del Giurì. Insomma, per farla breve, 'tanto rumore per nulla' e un polverone che ha amplificato uno spot, indipendentemente dal suo effettivo valore, che avrebbe diversamente avuto una normale pianificazione senza un ritorno mediatico così eclatante".