Inchieste

NC. IA e aziende, eppur si muove

Come emerge dall'indagine dell'Osservatorio IULM sull'Artificial Intelligence Marketing, l'utilizzo delle applicazioni d'AI nella comunicazione e nel marketing è ancora limitato. Diffusa, invece, la volontà di ampliarlo entro il prossimo anno e di accrescere le proprie competenze in merito. Anche se è ancora forte l'esistenza di due froti contrapposti e separati da un AI-divide.

 

Premessa

'La comunicazione diventa più intelligente?'  Con un titolo volutamente provocatorio si apre l'inchiesta sull'utilizzo delle tecnologie basate sull'IA nel mondo della comunicazione e del marketing pubblicata sul numero di agosto-settembre di NC -Nuova Comunicazione, che pubblichiamo su ADVexpress. Gli strumenti legati all'Intelligenza Artificiale offrono la possibilità di elaborare i dati per targetizzare al meglio le campagne e di aumentarne le performance, ma senza l'intervento umano non avrebbero alcuna utilità.

È di luglio la notizia che l’azienda cinese Megvii specializzata in produzione di tecnologie per il riconoscimento facciale ha ricevuto investimenti per 600 milioni di dollari dal gigante dell’e-commerce Alibaba e dal fondo di investimenti Boyu Capital. Ma questa è solo una delle ultime, in ordine di tempo, che vede come protagoniste aziende importanti a livello mondiale aprirsi all’Intelligenza Artificiale: Facebook, Google, Amazon, Microsoft sono solo alcuni dei nomi più noti che hanno deciso di cogliere le opportunità che queste tecnologie offrono nell’ambito della comunicazione e del marketing. Grazie all’Intelligenza Artificiale, infatti, le aziende possono oggi identificare le abitudini e i comportamenti dei consumatori in tempo reale e usare queste informazioni per scoprire nuovi potenziali clienti su internet. Ma a che punto è davvero questo mercato? Come le aziende stanno accogliendo la nuova sfida? Una fonte interessante è la prima edizione dell’indagine dell’Osservatorio Iulm sull’Artificial Intelligence Marketing: ne emerge che l’utilizzo delle applicazioni di Intelligenza Artificiale nella comunicazione e nel marketing in Italia è ancora limitato, ma è diffusa la volontà di ampliarlo entro il prossimo anno.

Rimane però forte l’esistenza di due fronti contrapposti e separati da un AI-Divide: da un lato circa la metà del campione (52%) è a conoscenza del significato più corretto e completo di Intelligenza Artificiale, mentre la restante metà collega invece l’idea di IA agli utilizzi più noti e mediatizzati, come i chatbot e i robot. E se il 74% delle aziende è consapevole che l’Intelligenza Artificiale può essere impiegata anche nel campo del marketing e della comunicazione, la quasi totalità dei marketer (97%) dichiara la necessità e l’interesse a sviluppare le conoscenze e le competenze presenti in azienda.

Attenzione, però, ammonisce Paul Daugherty, chief technology & innovation officer Accenture: l’Intelligenza Artificiale non è nulla senza l’apporto umano, perché “la tecnologia è neutrale, è il modo in cui l’uomo la utilizza che può cambiare il mondo”.

Non è quindi vero che le macchine sostituiranno gli uomini e che ruberanno loro il lavoro, ma sarà fondamentale la collaborazione uomo + macchina, che consente di raggiungere nuove frontiere. Importante, però, è che le aziende mettano in pratica delle strategie ben definite, ripianificando il modello di business e adottando un nuovo approccio al lavoro. Molti sono i player della comunicazione digitale che si stanno muovendo in questa direzione, nel mondo della search, dell’influencer marketing e dell’elaborazione dei dati sul comportamento delle audience online. Gli esempi non mancano e nel prossimo futuro non faranno altro che moltiplicarsi. L’importante a stare guardare, con gli occhi bene aperti, per non perdere il treno che passa veloce.