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Centromarca: consumi e budget in calo, ma la marca tiene quota (70% in Italia)
La situazione delle imprese dipende dai consumi che a loro volta dipendono dalle famiglie, dal 2008, e mai come ora, fortemente appesantite da una lunga crisi. Servono un riequilibrio delle risorse, un intervento politico diretto a ridistribuire il denaro perso in sprechi e una politica industriale che favorisca le imprese Questo il quadro emerso oggi alla presentazione dell'indagine [S]bilancio di famiglia: il difficile equilibrio fra rigore, sviluppo, equità' realizzata da Ref Ricerche per Famiglia Cristiana e Centromarca. (Leggi la ricerca qui).
A impattare sull'economia del Paese, già in crisi, è la situazione sociale ben descritta da Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, che ha tracciato un quadro sociale grigio del Paese: 3,5 mln di famiglie in Italia non riescono a vivere dignitosamente, 2 mln di giovani non studiano e non lavorano e non si preoccupano di questa condizione, il 30% dei giovani non ha lavoro (il 50% nel Sud), altri invece fuggono all'estero depauperando il Paese di risorse e idee.
I consumi calano perchè le famiglie mostrano una crescente sobrietà negli acquisti. Questa situazione, sottolinea Sciortino, non è tra le priorità dell'agenda politica, che nonostante i passi avanti del Governo Monti, non è ancora riuscita a stanare privilegi e a recuperare il denaro pubblico sperperato in evasione e privilegi.
E questa situazione impatta fortemente sui consumi e sull'industria, con un mercato che registra un calo generalizzato dei principali settori. Serve quindi un nuovo patto tra Stato e famiglie italiane.
Come sottolineato da Luigi Bordoni, presidente Centromarca, e ribadito anche ai microfoni di ADVexpressTV l'Italia avverte ora il peso di decenni di crisi. La conseguenza è il segno meno dello spending sull'alimentare, la cura della casa e della persona (-5%), sull'abbigliamento (-8 - 10%), i beni durevoli come arredo, elettrodomestici (-10 -20%), l'auto (-10%). Insomma, lo 'sbilancio' impatta sulle aziende, sulla produzione agricola e industriale e sulla grande distribuzione come sui piccoli negozianti, e conseguentemente sull'occupazione, con riflessi sul potere d'acquisto delle famiglie, in un circolo vizioso continuo.
Serve allora, sottolinea Bordoni, agli sprechi di risorse in privilegi e corruzioni, serve un piano di guerra da parte del governo contro queste forme di spreco che sottraggono preziose risorse al Paese.
Tra le leve che le aziende hanno a disposizione per reagire e superare questo impasse Bordoni ricorda la comunicazione e l'innovazione, sulle quali tuttavia le imprese hanno frenato per minore disponibilità di budget da investire e anche le previsioni per il 2013 non sono positive, almeno fino a quando non ripartirà il mercato con i consumi.
Ma nonostante tutto, anche con un'inflazione che nel 2012 tocca il -14% e quella sui beni di largo consumo il 6-7% e sui servizi il 20%, il valore della marca resta alto, attestandosi in Italia intorno al 70%, valore più alto che negli altri paesi industrializzati. Le private label, invece, si attestano intorno al 17%, circa la metà rispetto agli altri Paesi.
I consumatori italiani, dunque, sono comunque attenti alla qualità, soprattutto nel cibo, e preferiscono essere più cauti sulle quantità degli acquisti.
Per dare una sferzata positiva alla domanda di prodotti di marca, Centromarca sta valutando alcune iniziative di comunicazione, convinta che possano avere impatto diretto e positivo sugli italiani, che, come emerge dalla ricerca, sono disposti a pagare di più per la qualità dei prodotti e la responsabilità sociale delle aziende.
EC
A impattare sull'economia del Paese, già in crisi, è la situazione sociale ben descritta da Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, che ha tracciato un quadro sociale grigio del Paese: 3,5 mln di famiglie in Italia non riescono a vivere dignitosamente, 2 mln di giovani non studiano e non lavorano e non si preoccupano di questa condizione, il 30% dei giovani non ha lavoro (il 50% nel Sud), altri invece fuggono all'estero depauperando il Paese di risorse e idee.
I consumi calano perchè le famiglie mostrano una crescente sobrietà negli acquisti. Questa situazione, sottolinea Sciortino, non è tra le priorità dell'agenda politica, che nonostante i passi avanti del Governo Monti, non è ancora riuscita a stanare privilegi e a recuperare il denaro pubblico sperperato in evasione e privilegi.
E questa situazione impatta fortemente sui consumi e sull'industria, con un mercato che registra un calo generalizzato dei principali settori. Serve quindi un nuovo patto tra Stato e famiglie italiane.
Come sottolineato da Luigi Bordoni, presidente Centromarca, e ribadito anche ai microfoni di ADVexpressTV l'Italia avverte ora il peso di decenni di crisi. La conseguenza è il segno meno dello spending sull'alimentare, la cura della casa e della persona (-5%), sull'abbigliamento (-8 - 10%), i beni durevoli come arredo, elettrodomestici (-10 -20%), l'auto (-10%). Insomma, lo 'sbilancio' impatta sulle aziende, sulla produzione agricola e industriale e sulla grande distribuzione come sui piccoli negozianti, e conseguentemente sull'occupazione, con riflessi sul potere d'acquisto delle famiglie, in un circolo vizioso continuo.
Serve allora, sottolinea Bordoni, agli sprechi di risorse in privilegi e corruzioni, serve un piano di guerra da parte del governo contro queste forme di spreco che sottraggono preziose risorse al Paese.
Tra le leve che le aziende hanno a disposizione per reagire e superare questo impasse Bordoni ricorda la comunicazione e l'innovazione, sulle quali tuttavia le imprese hanno frenato per minore disponibilità di budget da investire e anche le previsioni per il 2013 non sono positive, almeno fino a quando non ripartirà il mercato con i consumi.
Ma nonostante tutto, anche con un'inflazione che nel 2012 tocca il -14% e quella sui beni di largo consumo il 6-7% e sui servizi il 20%, il valore della marca resta alto, attestandosi in Italia intorno al 70%, valore più alto che negli altri paesi industrializzati. Le private label, invece, si attestano intorno al 17%, circa la metà rispetto agli altri Paesi.
I consumatori italiani, dunque, sono comunque attenti alla qualità, soprattutto nel cibo, e preferiscono essere più cauti sulle quantità degli acquisti.
Per dare una sferzata positiva alla domanda di prodotti di marca, Centromarca sta valutando alcune iniziative di comunicazione, convinta che possano avere impatto diretto e positivo sugli italiani, che, come emerge dalla ricerca, sono disposti a pagare di più per la qualità dei prodotti e la responsabilità sociale delle aziende.
EC