Inchieste

Italia in ripresa? Si, no, forse

C'è chi parla di una comunicazione asservita a clienti poco inclini al cambiamento. C'è chi, invece, plaude a una ripresa dell'estro italico, sancita anche dalle ultime vittorie ai festival internazionali, primo tra tutti quello di Cannes. Ma che senso ha la parola creatività, oggi che tutto è cambiato? Ce lo spiegano i creativi che lavorano in Italia e all'estero. Ma anche personaggi della scena internazionale, nell'inchiesta tratta dall'ultimo numero di NC - Nuova Comunicazione dedicata a un confronto tra la creatività italiana e quella internazionale.
 
clicca per ingrandire
A proposito di creatività e delle performance del nostro Paese nello scenario competitivo mondiale non c’è di che stare troppo allegri”. Così scriveva Salvatore Sagone, presidente Adc Group, all’indomani della fine del Festival di Cannes 2014, in cui l’Italia era uscita con 15 leoni e l’avanzamento al 18° posto nel medagliere globale. Vincitrice, dunque, con la metà dei progetti entrati nelle shortlist che si è poi trasformata in premi. Ma non vittoriosa, se si pensa all’elevatissimo numero di iscrizioni (493) e al fatto che una fra le prime dieci potenze al mondo si trovi dietro a molti altri Paesi meno forti. Ma quali sono le ragioni di questo trend? 

Questi risultati sono forse, come sosteneva Sagone, “un allarme importante sullo stato dell’arte del nostro paese, e sulla considerazione che hanno le aziende del concetto stesso di creatività, intesa come innovazione nella comunicazione, ricerca di idee intelligenti, sorprendenti e coinvolgenti rispetto a un andazzo che, invece, privilegia ancora formule logore ma, per modo di dire, ‘sicure’”?
Condivide questa posizione la docente dello Iulm Maria Angela Polesana, che parla di “mancanza totale di ironia nella nostra comunicazione” - soprattutto in quella televisiva, troppo ‘verbosa’ e ancora influenzata dal Carosello - e di un quasi inesistente coraggio di sperimentare strade nuove, che porta i clienti a ripercorrere sentieri battuti. Ma c’è anche chi non solo non vede affatto un allarme, ma addirittura parla di una ripresa della creatività pubblicitaria italiana, che in molti festival internazionali si è distinta con alcuni lavori davvero originali e innovativi.

 C’è addirittura chi, come Luca Cinquepalmi (ex direttore creativo Euro Rscg, ora in Les Gaulois, Francia), nota che proprio negli ultimi cinque anni, periodo in cui lui manca dall’Italia, il livello della nostra comunicazione si sia notevolmente alzato, tanto che alcune nostre case history sono diventate dei riferimenti a livello internazionale. Allora, forse, la creatività italiana non è poi oggi messa così messa male, e forse non ha nulla da invidiare agli altri Paesi. Certo, da noi ci sono dinamiche spesso un po’ complicate, e la nostra ‘serietà italiana’ spesso lascia un po’ a desiderare (nei pagamenti, nelle tempistiche, ecc…). Ma in fondo, come sostiene il grande pubblicitario francese Jacques Séguéla, essere gli eredi culturali di artisti come Michelangelo e molti altri, ha per forza di cose una conseguenza. “Anche perché non si può essere i discendenti dell’artista della ‘Creazione di Adamo’ senza essere creatori appassionati di comunicazione pubblicitaria…”. 


Ilaria Myr