Interviste
NC - Nuova Comunicazione. Bcube: “L’Instant Digital Marketing siamo noi”
Pubblichiamo la cover story dedicata all'agenzia guidata da Gianluca Tedoldi, tratta da NC - Nuova Comunicazione di dicembre-gennaio 2016, numero 57. Per gli NC Digital Awards 2015 è la realtà che ha saputo meglio interpretare i fatti di cronaca e costume, trasformandoli in campagne di grande impatto e risonanza mediatica, in grado di generare un forte engagement. Ma l’Instant è solo la punta di eccellenza di un team con le radici nell’adv tradizionale che ha imparato a ‘usare’ le potenzialità dei social.
Pubblichiamo la cover story dedicata all'agenzia guidata da Gianluca Tedoldi, tratta da NC - Nuova Comunicazione, dicembre-gennaio 2016, numero 57.
Stimolante, intelligente e, soprattutto, ‘sintonizzata’ con i fatti di cronaca e di costume:si può definire così la comunicazione dell’agenzia BCube che si è aggiudicata, nell’ambito degli NC Digital Awards 2015, il premio dell’editore come ‘Migliore Instant Digital Marketing’. Sono in particolare le diverse campagne sviluppate sui social media per la birra Ceres ad avere fatto meritare all’agenzia questo riconoscimento: tutte iniziative nate da un fatto di attualità, accomunate dall’essere di forte impatto e dall’avere suscitato una grande partecipazione sui social media. Ne parlano in questa intervista Gianluca Tedoldi, managing director, Arturo Dodaro e Andrea Stanich, direttori creativi BCube.
BCube ha vinto, nell’ambito degli NC Digital Awards2015,il premio dell’ editore ‘Instant Digital Marketing’. Quali sono, dal suo punto di vista, le iniziative che vi hanno portato a questo riconoscimento?
(Dodaro) Parliamo soprattutto di Ceres, di cui gestiamo la fanpage su Facebook dalla fine del 2013: un percorso che ha visto i livelli di coinvolgimento e di interazione in continua crescita. Siamo ‘instant’, ma non improvvisiamo: il piano editoriale del 2015 è frutto di una relazione quotidiana con una community di quasi 610.000 persone che è andata maturando e che ormai ci consente di conversare con i fan di ogni argomento. Potremmo citare il post “Se non sapete bere statevene a casa” indirizzato ai tifosi del Feyenoord che hanno devastato la Barcaccia del Bernini a Roma. Un milione e mezzo di copertura, quasi totalmente organica. Oppure quando abbiamo ironizzato sull’assoluzione di Berlusconi nel processo Ruby con “E allora la Ceres è analcoolica”: un’uscita rimbalzata su tutti i quotidiani. In primavera, abbiamo portato Ceres e focaccia agli operai che uscivano dai cantieri dell’Expo. Era il 1° aprile, e l’idea che dovessero finire tutto in un mese sembrava uno scherzo, un pesce d’aprile. A maggio, quando i Black Bloc hanno aggredito il centro Milano, Ceres ha di nuovo fatto sentire la sua voce. A giugno, quando la candidata del PD Alessandra Moretti ha perso le elezioni in Veneto, abbiamo giocato con il cognome della candidata e invitato il partito a cambiare strategia: “La prossima volta provate con la Ceres”. E poi Formigoni che perde la testa in aeroporto, la crisi greca, la scoperta di Kepler, il pianeta gemello della Terra dove forse c’è acqua, ma non è detto che ci sia birra, e recentemente una piccola provocazione sul tema Volkswagen, quando abbiamo inviato ai tedeschi e alla Merkel un messaggio di incoraggiamento: “A birra e würstel siete ancora forti”. Da qualche mese Ceres ha anche un profilo Twitter, e non è mancato qualche cinguettio particolarmente ironico. Una schermaglia con Maurizio Gasparri ha addirittura portato il vicepresidente del Senato a rilasciare un’intervista in cui dice che la Ceres gli ha fatto venire i capelli bianchi.
BCube ha ottenuto un riconoscimento anche nell’ambito degli scorsi NC Awards 2015: il primo premio nella categoria RP conlacampagna ‘Renzi’ ,sempre per Ceres. Qual è la marcia in più di questo progetto?
(Stanich) Siamo usciti sull’ultima pagina di un quotidiano nazionale con un finto annuncio, promettendo “Una Ceres gratis a tutti quelli che hanno votato Renzi alle ultime elezioni politiche”. Ben sapendo che, alle ultime politiche, il premier non aveva partecipato. Erano i tempi di “Enrico (Letta, ndr) stai sereno”, sui giornali si scriveva che la non-legittimazione elettorale del premier era il ‘peccato originale’ che segnava la nascita del nuovo governo. I punti di forza di questa e di altre campagne Ceres a tema ‘politico’ sono diversi: l’effetto sorpresa, perché non è comune che un brand si occupi di questi argomenti; il saper interpretare opinioni diffuse in modo sintetico e intelligente, come la buona satira. E poi, il fatto di ironizzare su certi meccanismi del potere senza imporre una posizione ideologica, nel rispetto delle diverse opinioni. Il tentativo è stimolare il senso critico del target, e quindi la conversazione. Certo, non è qualcosa che tutti i brand si possono permettere: ma Ceres è un marchio con una quota di ribellione scritta da sempre nel Dna.
Il nome BCube significa ‘B alla terza’, dove le tre B stanno per ‘Brilliant Ideas’ e ‘Beautifully Crafted for Brave Clients’. Può spiegarci il valore di queste tre B in termini di posizionamento sul mercato?
(Tedoldi) In tutta onestà, questa formula con cui per anni abbiamo descritto il posizionamento di BCube si sta evolvendo e cambierà. L’agenzia si è molto modificata nel 2015: abbiamo acquisito nuove competenze, ci sono stati nuovi ingressi nell’ambito della strategia digital e social, e stiamo ultimando una sintesi che descriva questa evoluzione. Ma in quelle tre B c’è ancora molto del nostro modo di fare. Innanzitutto, rivendichiamo il primato della qualità delle idee. Se riusciamo a fare social network in un modo così efficace è proprio per la nostra storia di agenzia ‘tradizionale’. Perché ci vuole la sostanza, indipendentemente dal mezzo: oggi una buona idea è quella che riesce a diffondersi, che detona sul web, che va oltre al mezzo su cui è pianificata. Se lavoriamo su un annuncio stampa, ci chiediamo: la gente lo fotograferà con lo smartphone e pubblicherà la foto su Facebook? Con la campagna di Renzi è successo, l’annuncio è partito dalla stampa e si è diffuso sul web. Se lavoriamo su uno spot tv, la domanda è: le persone avranno voglia di rivederlo? Lo cercheranno su YouTube? Questo approccio vale per tutto quello che facciamo, e il segreto è solo uno: la qualità delle idee e il loro potenziale di condivisione. Va da sé che l’esecuzione deve essere impeccabile, e questa è la B di ‘Beautifully Crafted’. Infine, ‘Brave Clients’: siamo convinti che un’azienda, nel momento di scendere nell’arena della comunicazione, debba avere il coraggio di mettersi in discussione. Ci piacciono i clienti che ci sfidano a fare sempre meglio,ma ci piace anche sfidarli a chiarire gli obiettivi e a condividere con noi le scelte di comunicazione e di business.
Quali sono le principali tendenze che caratterizzano il settore della comunicazione?
(Tedoldi) Più che mai, è il momento del branded content, con brand che diventano sempre più editori. Il brand oggi è obbligato a gestire un flusso di comunicazione senza soluzione di continuità. Il mondo del content è stimolante perché consente di raccontare, con più libertà rispetto alla tv, storie che si rivolgono a target specifici e potenzialmente più interessati, e quindi possono essere più affilate. Il rischio è polverizzare i messaggi, annacquare la propria personalità mescolandola con quella dei testimonial, e non riuscire più a sorprendere. L’altro estremo di questa ‘apertura’ digitale è il grande lavoro che tante aziende fanno sull’innovazione di prodotto, che, in un mondo sempre più fatto di pixel, è l’unica cosa certa, che tiene legato il brand alla vita reale. Il prodotto, con il suo pack, le sue varianti, le sue special edition, la sua presentazione, il suo modo d’uso, le sue possibilità di personalizzazione, è oggi più che mai il media più importante.
Video, social e programmatic sono tre pilastri sempre più rilevanti nelle strategie di comunicazione.Come muoversi per approcciare al meglio questi tre ambiti?
(Tedoldi) La crescita della loro rilevanza è dovuta da un lato all’innovazione tecnologica e alle strategie dei grandi player del settore: il video diventa importante anche perché Facebook a un certo punto decide di spingerlo. Dall’altra parte questi tre pilastri vanno tutti nella direzione di una comunicazione più continua e più basata sugli interessi dell’utente, e quindi personalizzata. Il modo per avvicinare questi tre ambiti, per noi di BCube, è sempre lo stesso: studiare come funzionano, e poi usarli ricordando che sono e restano strumenti al servizio di un’idea e di un obiettivo.
Cosa significa per BCube realizzare una comunicazione olistica? Quali modelli e stili di lavoro adottate per raggiungere un alto livello di integrazione?
(Stanich) Ci piace pensare ai brand su cui lavoriamo come ai personaggi di un romanzo o in generale di un’opera narrativa. I bravi scrittori e sceneggiatori costruiscono per prima cosa i personaggi, approfondendoli e dotandoli di un carattere a tutto tondo. A quel punto, basta inserirli in un contesto e i personaggi vivono quasi di vita propria. Ecco, per noi un buon livello di integrazione si ha quando l’utente è in grado di riconoscere il personaggio/brand indipendentemente dal pezzo di storia con cui viene in contatto (un’affissione, un post su Facebook, uno spot in tv o una T-shirt, ndr) ed è incuriosito a conoscere il resto della narrazione. Un ottimo livello di integrazione è quando l’utente si lascia coinvolgere sempre di più dal brand, fino a interagire con il personaggio e a diventare insieme a lui protagonista e co-autore della storia/campagna.
Quali servizi, strumenti e soluzioni mettete in campo per migliorare il business dei vostri clienti?
(Tedoldi) La curiosità! Di comprendere a fondo il business dei clienti, di capire qual è il canale di comunicazione corretto da attivare di volta in volta; quella che ci spinge a mettere in discussione i brief dei clienti, e a non smettere mai di farci domande. Certo la curiosità non basta ed è per questo che BCube può contare su un gruppo di persone che arrivano da percorsi professionali molto vari e non sempre ‘convenzionali’. Una scelta che ci permette oggi di poter fare leva su competenze molto diverse tra loro, ma allo stesso tempo molto integrate e in grado di approcciare il cliente da diversi punti di vista e di fornirgli servizi che vanno dalla consulenza strategica alla pura creatività, passando per il social. Il nostro sogno sarebbe quello di non dover più rispondere alla domanda: siete la classica agenzia o un’agenzia digital?
Come prevedete di chiudere il 2015 sul fronte del fatturato e del portfolio clienti?
(Tedoldi) Il 2015 si sta chiudendo in maniera più che positiva per BCube. Infatti, oltre a un grande marchio italiano che non possiamo ancora citare, al portfolio clienti si sono aggiunti Meridiana, Just Eat, Rigamonti, Bosch/Reckitt Benckiser, Italo. Abbiamo altra carne al fuoco, ma per scaramanzia non vogliamo dare nessun riferimento. In ogni caso, questi risultati ci garantiranno un risultato positivo in linea con le aspettative e con un incremento del fatturato sicuramente a due cifre.
Ci descrive una recente case history particolarmente rappresentativa del vostro modus operandi?
(Dodaro) All’inizio del 2015 Ceres ci ha chiesto di interpretare in ‘spirito Ceres’ la sponsorizzazione del Roma Pride, che si sarebbe svolto il 23 giugno. Un compito non facile: il rischio era che il tutto sembrasse un’operazione per ammiccare a una fetta di mercato con una ‘political correctness’ di pura convenienza. In Italia, l’orientamento sessuale, purtroppo, è spesso ancora oggetto di pregiudizio, e noi abbiamo proposto al cliente di trasformare la sponsorizzazione nell’opportunità di lanciare un messaggio. Le bottiglie Ceres distribuite al Roma Pride erano prive di etichetta con il logo: avevano solo un collarino con la scritta "No alle etichette". Ceres ha rinunciato alla sua etichetta per invitare le persone a non ‘etichettare’ il prossimo. L’iniziativa ha riscosso un grande successo e ha goduto di grande risonanza mediatica, l’hashtag #noetichette è stato uno dei più usati nel corso della manifestazione. Le 20.000 bottiglie del Pride sono state fotografate centinaia di volte, totalizzando più di 90.000 interazioni su Facebook e 5.000 tweet in due giorni. Ne hanno parlato decine di blog e siti di news online, con una impressionante reach in termine di earned media. Un risultato impensabile per una semplice sponsorizzazione.
Chiudiamo guardando al futuro: quali sono i principali progetti/innovazioni/novità che avete in cantiere?
(Tedoldi) Far diventare un produttore di beni di largo consumo anche un editore (digital ovviamente) e risolvere i 23 problemi di Hilbert.
Ilaria Myr
Stimolante, intelligente e, soprattutto, ‘sintonizzata’ con i fatti di cronaca e di costume:si può definire così la comunicazione dell’agenzia BCube che si è aggiudicata, nell’ambito degli NC Digital Awards 2015, il premio dell’editore come ‘Migliore Instant Digital Marketing’. Sono in particolare le diverse campagne sviluppate sui social media per la birra Ceres ad avere fatto meritare all’agenzia questo riconoscimento: tutte iniziative nate da un fatto di attualità, accomunate dall’essere di forte impatto e dall’avere suscitato una grande partecipazione sui social media. Ne parlano in questa intervista Gianluca Tedoldi, managing director, Arturo Dodaro e Andrea Stanich, direttori creativi BCube.
BCube ha vinto, nell’ambito degli NC Digital Awards2015,il premio dell’ editore ‘Instant Digital Marketing’. Quali sono, dal suo punto di vista, le iniziative che vi hanno portato a questo riconoscimento?
(Dodaro) Parliamo soprattutto di Ceres, di cui gestiamo la fanpage su Facebook dalla fine del 2013: un percorso che ha visto i livelli di coinvolgimento e di interazione in continua crescita. Siamo ‘instant’, ma non improvvisiamo: il piano editoriale del 2015 è frutto di una relazione quotidiana con una community di quasi 610.000 persone che è andata maturando e che ormai ci consente di conversare con i fan di ogni argomento. Potremmo citare il post “Se non sapete bere statevene a casa” indirizzato ai tifosi del Feyenoord che hanno devastato la Barcaccia del Bernini a Roma. Un milione e mezzo di copertura, quasi totalmente organica. Oppure quando abbiamo ironizzato sull’assoluzione di Berlusconi nel processo Ruby con “E allora la Ceres è analcoolica”: un’uscita rimbalzata su tutti i quotidiani. In primavera, abbiamo portato Ceres e focaccia agli operai che uscivano dai cantieri dell’Expo. Era il 1° aprile, e l’idea che dovessero finire tutto in un mese sembrava uno scherzo, un pesce d’aprile. A maggio, quando i Black Bloc hanno aggredito il centro Milano, Ceres ha di nuovo fatto sentire la sua voce. A giugno, quando la candidata del PD Alessandra Moretti ha perso le elezioni in Veneto, abbiamo giocato con il cognome della candidata e invitato il partito a cambiare strategia: “La prossima volta provate con la Ceres”. E poi Formigoni che perde la testa in aeroporto, la crisi greca, la scoperta di Kepler, il pianeta gemello della Terra dove forse c’è acqua, ma non è detto che ci sia birra, e recentemente una piccola provocazione sul tema Volkswagen, quando abbiamo inviato ai tedeschi e alla Merkel un messaggio di incoraggiamento: “A birra e würstel siete ancora forti”. Da qualche mese Ceres ha anche un profilo Twitter, e non è mancato qualche cinguettio particolarmente ironico. Una schermaglia con Maurizio Gasparri ha addirittura portato il vicepresidente del Senato a rilasciare un’intervista in cui dice che la Ceres gli ha fatto venire i capelli bianchi.
BCube ha ottenuto un riconoscimento anche nell’ambito degli scorsi NC Awards 2015: il primo premio nella categoria RP conlacampagna ‘Renzi’ ,sempre per Ceres. Qual è la marcia in più di questo progetto?
(Stanich) Siamo usciti sull’ultima pagina di un quotidiano nazionale con un finto annuncio, promettendo “Una Ceres gratis a tutti quelli che hanno votato Renzi alle ultime elezioni politiche”. Ben sapendo che, alle ultime politiche, il premier non aveva partecipato. Erano i tempi di “Enrico (Letta, ndr) stai sereno”, sui giornali si scriveva che la non-legittimazione elettorale del premier era il ‘peccato originale’ che segnava la nascita del nuovo governo. I punti di forza di questa e di altre campagne Ceres a tema ‘politico’ sono diversi: l’effetto sorpresa, perché non è comune che un brand si occupi di questi argomenti; il saper interpretare opinioni diffuse in modo sintetico e intelligente, come la buona satira. E poi, il fatto di ironizzare su certi meccanismi del potere senza imporre una posizione ideologica, nel rispetto delle diverse opinioni. Il tentativo è stimolare il senso critico del target, e quindi la conversazione. Certo, non è qualcosa che tutti i brand si possono permettere: ma Ceres è un marchio con una quota di ribellione scritta da sempre nel Dna.
Il nome BCube significa ‘B alla terza’, dove le tre B stanno per ‘Brilliant Ideas’ e ‘Beautifully Crafted for Brave Clients’. Può spiegarci il valore di queste tre B in termini di posizionamento sul mercato?
(Tedoldi) In tutta onestà, questa formula con cui per anni abbiamo descritto il posizionamento di BCube si sta evolvendo e cambierà. L’agenzia si è molto modificata nel 2015: abbiamo acquisito nuove competenze, ci sono stati nuovi ingressi nell’ambito della strategia digital e social, e stiamo ultimando una sintesi che descriva questa evoluzione. Ma in quelle tre B c’è ancora molto del nostro modo di fare. Innanzitutto, rivendichiamo il primato della qualità delle idee. Se riusciamo a fare social network in un modo così efficace è proprio per la nostra storia di agenzia ‘tradizionale’. Perché ci vuole la sostanza, indipendentemente dal mezzo: oggi una buona idea è quella che riesce a diffondersi, che detona sul web, che va oltre al mezzo su cui è pianificata. Se lavoriamo su un annuncio stampa, ci chiediamo: la gente lo fotograferà con lo smartphone e pubblicherà la foto su Facebook? Con la campagna di Renzi è successo, l’annuncio è partito dalla stampa e si è diffuso sul web. Se lavoriamo su uno spot tv, la domanda è: le persone avranno voglia di rivederlo? Lo cercheranno su YouTube? Questo approccio vale per tutto quello che facciamo, e il segreto è solo uno: la qualità delle idee e il loro potenziale di condivisione. Va da sé che l’esecuzione deve essere impeccabile, e questa è la B di ‘Beautifully Crafted’. Infine, ‘Brave Clients’: siamo convinti che un’azienda, nel momento di scendere nell’arena della comunicazione, debba avere il coraggio di mettersi in discussione. Ci piacciono i clienti che ci sfidano a fare sempre meglio,ma ci piace anche sfidarli a chiarire gli obiettivi e a condividere con noi le scelte di comunicazione e di business.
Quali sono le principali tendenze che caratterizzano il settore della comunicazione?
(Tedoldi) Più che mai, è il momento del branded content, con brand che diventano sempre più editori. Il brand oggi è obbligato a gestire un flusso di comunicazione senza soluzione di continuità. Il mondo del content è stimolante perché consente di raccontare, con più libertà rispetto alla tv, storie che si rivolgono a target specifici e potenzialmente più interessati, e quindi possono essere più affilate. Il rischio è polverizzare i messaggi, annacquare la propria personalità mescolandola con quella dei testimonial, e non riuscire più a sorprendere. L’altro estremo di questa ‘apertura’ digitale è il grande lavoro che tante aziende fanno sull’innovazione di prodotto, che, in un mondo sempre più fatto di pixel, è l’unica cosa certa, che tiene legato il brand alla vita reale. Il prodotto, con il suo pack, le sue varianti, le sue special edition, la sua presentazione, il suo modo d’uso, le sue possibilità di personalizzazione, è oggi più che mai il media più importante.
Video, social e programmatic sono tre pilastri sempre più rilevanti nelle strategie di comunicazione.Come muoversi per approcciare al meglio questi tre ambiti?
(Tedoldi) La crescita della loro rilevanza è dovuta da un lato all’innovazione tecnologica e alle strategie dei grandi player del settore: il video diventa importante anche perché Facebook a un certo punto decide di spingerlo. Dall’altra parte questi tre pilastri vanno tutti nella direzione di una comunicazione più continua e più basata sugli interessi dell’utente, e quindi personalizzata. Il modo per avvicinare questi tre ambiti, per noi di BCube, è sempre lo stesso: studiare come funzionano, e poi usarli ricordando che sono e restano strumenti al servizio di un’idea e di un obiettivo.
Cosa significa per BCube realizzare una comunicazione olistica? Quali modelli e stili di lavoro adottate per raggiungere un alto livello di integrazione?
(Stanich) Ci piace pensare ai brand su cui lavoriamo come ai personaggi di un romanzo o in generale di un’opera narrativa. I bravi scrittori e sceneggiatori costruiscono per prima cosa i personaggi, approfondendoli e dotandoli di un carattere a tutto tondo. A quel punto, basta inserirli in un contesto e i personaggi vivono quasi di vita propria. Ecco, per noi un buon livello di integrazione si ha quando l’utente è in grado di riconoscere il personaggio/brand indipendentemente dal pezzo di storia con cui viene in contatto (un’affissione, un post su Facebook, uno spot in tv o una T-shirt, ndr) ed è incuriosito a conoscere il resto della narrazione. Un ottimo livello di integrazione è quando l’utente si lascia coinvolgere sempre di più dal brand, fino a interagire con il personaggio e a diventare insieme a lui protagonista e co-autore della storia/campagna.
Quali servizi, strumenti e soluzioni mettete in campo per migliorare il business dei vostri clienti?
(Tedoldi) La curiosità! Di comprendere a fondo il business dei clienti, di capire qual è il canale di comunicazione corretto da attivare di volta in volta; quella che ci spinge a mettere in discussione i brief dei clienti, e a non smettere mai di farci domande. Certo la curiosità non basta ed è per questo che BCube può contare su un gruppo di persone che arrivano da percorsi professionali molto vari e non sempre ‘convenzionali’. Una scelta che ci permette oggi di poter fare leva su competenze molto diverse tra loro, ma allo stesso tempo molto integrate e in grado di approcciare il cliente da diversi punti di vista e di fornirgli servizi che vanno dalla consulenza strategica alla pura creatività, passando per il social. Il nostro sogno sarebbe quello di non dover più rispondere alla domanda: siete la classica agenzia o un’agenzia digital?
Come prevedete di chiudere il 2015 sul fronte del fatturato e del portfolio clienti?
(Tedoldi) Il 2015 si sta chiudendo in maniera più che positiva per BCube. Infatti, oltre a un grande marchio italiano che non possiamo ancora citare, al portfolio clienti si sono aggiunti Meridiana, Just Eat, Rigamonti, Bosch/Reckitt Benckiser, Italo. Abbiamo altra carne al fuoco, ma per scaramanzia non vogliamo dare nessun riferimento. In ogni caso, questi risultati ci garantiranno un risultato positivo in linea con le aspettative e con un incremento del fatturato sicuramente a due cifre.
Ci descrive una recente case history particolarmente rappresentativa del vostro modus operandi?
(Dodaro) All’inizio del 2015 Ceres ci ha chiesto di interpretare in ‘spirito Ceres’ la sponsorizzazione del Roma Pride, che si sarebbe svolto il 23 giugno. Un compito non facile: il rischio era che il tutto sembrasse un’operazione per ammiccare a una fetta di mercato con una ‘political correctness’ di pura convenienza. In Italia, l’orientamento sessuale, purtroppo, è spesso ancora oggetto di pregiudizio, e noi abbiamo proposto al cliente di trasformare la sponsorizzazione nell’opportunità di lanciare un messaggio. Le bottiglie Ceres distribuite al Roma Pride erano prive di etichetta con il logo: avevano solo un collarino con la scritta "No alle etichette". Ceres ha rinunciato alla sua etichetta per invitare le persone a non ‘etichettare’ il prossimo. L’iniziativa ha riscosso un grande successo e ha goduto di grande risonanza mediatica, l’hashtag #noetichette è stato uno dei più usati nel corso della manifestazione. Le 20.000 bottiglie del Pride sono state fotografate centinaia di volte, totalizzando più di 90.000 interazioni su Facebook e 5.000 tweet in due giorni. Ne hanno parlato decine di blog e siti di news online, con una impressionante reach in termine di earned media. Un risultato impensabile per una semplice sponsorizzazione.
Chiudiamo guardando al futuro: quali sono i principali progetti/innovazioni/novità che avete in cantiere?
(Tedoldi) Far diventare un produttore di beni di largo consumo anche un editore (digital ovviamente) e risolvere i 23 problemi di Hilbert.
Ilaria Myr