
Interviste
Paliani (EY): " Per comunicazione e branding un polo di circa 230 persone per oltre 25 mln di fatturato. Puntiamo al raddoppio entro il 2019. ll futuro? La consulenza moltiplicherà i canali di servizio"
E' di qualche settimana fa la notizia dell'acquisizione, da parte di EY, di Applix, scaleup specializzata in applicazioni e soluzioni mobile per migliorare l'interazione e l'esperienza dei clienti di aziende e pubbliche amministrazioni. Un'operazione che in realtà fa seguito ad altre due 'incoporazioni' strategiche, l’agenzia Nery Wolff (luglio 2016) e, a ottobre 2017, quella di Italia Brand Group dei fratelli Mauro e Franco di Rosa, specializzata in creatività a 360°.
Quali gli obiettivi strategici e di business che hanno portato la società a creare un 'hub del brand e della comunicazione' interno? Crescerà con altri ingressi? Quale il suo attuale giro d'affari? Quali gli obiettivi a medio termine?
Lo abbiamo chiesto ad Andrea Paliani, Mediterranean Advisory Services Leader della società di consulenza, tra i relatori di IAB Forum, andato in scena il 29 e 30 novembre a IAB Forum, che ha sottolineato come EY conti oggi un polo di oltre 230 risorse per i servizi customer branding e comunicazione con un business di oltre 25 milioni di euro, destinato a raddoppiare entro il 2019 fino a raggiungere i 50 milioni di euro.
Spinta dalla rivoluzione digitale che obbliga le società di consulenza a rivedere i propri modelli di business per affiancare le aziende sul mercato, EY, spiega Paliani, ha maturato un modello che lavora sulla trasformazione digitale delle imprese e delle pubbliche amministrazioni, unendo contenuti strategici, competenze funzionali e di settore e know how tecnologico (big data, machine learning, robotica, intelligenza artificiale, internet delle cose, blockchain). Ma guardando al futuro, EY immagina l'apertura a più modelli di business, con la possibilità di offrire anche "'consulenza as a service', acquistabile per determinati periodi e dietro pagamento di fee di sottoscrizione, o 'managed services' per gestire insieme al cliente parte dell’azienda". Con un impatto anche sulle modalità di inquadramento e assunzione delle risorse interne alla società e di sviluppo di carriera.
Qual è ad oggi la vostra offerta di servizi nell'area della comunicazione e del brand?
Abbiamo completato le acquisizioni creando un polo di oltre 230 risorse. Queste risorse integreranno anche le attuali competenze che seguono i temi di customer experience e multicanalità, fornendo soluzioni integrate uniche sul mercato, che combinano strategia, modelli operativi (processi e organizzazione) e tecnologia digitale per assicurare risultati “end to end” ed incrementare la top line aziendale. Vogliamo rafforzare la capacità delle imprese italiane di vendere e scalare sui mercati internazionali mettendo al centro "il cliente" sfruttando il digitale e la parte di branding e communication dei prodotti servizi sui vari canali.
Quali i vostri obiettivi di business e come intendete far evolvere il vostro posizionamento?
Con il digitale chiunque può comunicare con chiunque, il consumatore si relaziona con il mondo e ha a portata di mano qualsiasi contenuto. Per le aziende è imprescindibile capire che, sui canali digitali e fisici, è necessario creare un’esperienza integrata, condivisa con utenti/follower curando la relazione con i propri clienti. Occorre generare contenuti che interessino attraverso soprattutto un adeguato storytelling della "marca", con la capacità di suscitare emozioni legate alla storia del prodotto, alle caratteristiche e coinvolgere chi ne fruisce il contenuto. I brand devono raccontare e raccontarsi, in una storia con un filo conduttore, con un’attenzione maniacale al contenuto contestualizzato nella propria “Brand Identity”.
Il futuro della comunicazione passa attraverso il racconto di una storia che colpisce le persone e le spinge a compiere un’azione – un like, un acquisto, un commento – che favorisce ulteriori azioni di altri individui. Le persone diventano così media attraverso la comunicazione che esse stesse generano.
In questo contesto il nostro compito è trasformare la comunicazione all’interno delle aziende a supporto della loro crescita sui mercati internazionali e nazionali, assicurando una corretta impostazione delle customer experience, dell'omnicanalità, dell’e-commerce e quindi della fruizione mobile, della comunicazione di contenuti e dell'esperienza di acquisto. La comunicazione e la brand strategy devono rappresentare il modo in cui le aziende italiane raccontano i propri prodotti e servizi, ingaggiano i clienti, li ascoltano, li coinvolgono in esperienze olistiche di consumo e fruizione di contenuti.
Aiutiamo quindi a creare valore, a incrementare la top line delle aziende definendo un disegno strategico che esalti la centralità del cliente, un modello operativo innovativo che cambi in relazione alle potenzialità che la tecnologia consente di creare, e fornisca un’esperienza di acquisto unica, per efficienza ed efficacia, una brand identity unica.
Riguardo al nostro business, oggi, nell'area brand, comunicazione abbiamo un giro d’affari di oltre 25 milioni di euro e puntiamo a raggiungere entro due anni 50 milioni di euro di ricavi, sviluppando tutti i settori per i quali lavoriamo con il retail, la moda, pharma, energia,
Trasporti, manufacturing e la PA dove pensiamo di migliorare sensibilmente la relazione tra istituzioni e cittadini.
Con quali logiche EY integra società al proprio interno?
Innanzitutto valorizzando le competenze delle aziende acquisite. L’attuale mercato non consente più alle piccole società di servizi professionali di investire, con il rischio di veder dissipato il capitale umano specializzato tipico delle nostre piccole imprese. Acquisendo queste aziende EY dà valore al loro capitale umano e alle loro competenze, scalando le soluzioni e le professionalità sia a livello nazionale che globale.
L'acquisizione di nuove competenze, inoltre, unite a quelle già esistenti in ambiti a queste complementari, consente di fornire ai nostri clienti approcci multidisciplinari su ogni tematica.
Puntiamo all’innovazione dell’offerta di servizi, tramite la definizione di nuove competenze che nascono dall’incontro di professionalità e modelli culturali diversi tra consulenza manageriale, società di servizi, strategie tecnologiche digitali, ricercatori, etc.
Come si articola oggi la vostra offerta di servizi e in quali settori siete competitivi?
Il panorama competitivo è in continuo cambiamento. Il digitale ridefinisce il confine di tutte le industries, tramite le nuove tecnologie e questo capita anche alla consulenza.
In Italia in questo momento abbiamo acquisito un posizionamento unico, lavorando sulla trasformazione digitale delle aziende e delle pubbliche amministrazioni; unendo contenuti strategici, competenze funzionali e di settore e conoscenze approfondite delle tecnologie digitali (big data, machine learning, robotica, internet delle cose, intelligenza artificiale, blockchain per citare le principali tecnologie che utilizziamo per erogare i nostri servizi professionali). I nostri competitor sono principalmente le firm di strategia, ma anche gli OTT, e persino i nostri clienti. Il digitale, d'altra parte, richiede sempre più il coinvolgimento di nuove tecnologie e di competenze strategiche.
Quali scenari futuri immagina EY per le società di consulenza?
Il percorso delle società di consulenza sta cambiando rapidamente. La disponibilità di tecnologia digitale ci ha consentito di fornire insight più sofisticati e in tempi molto più rapidi. Riusciamo ad incidere maggiormente e più efficacemente sia nella creazione di valore (incubando nelle aziende nuovi business, migliorando il crm, il marketing, l’approccio multicanale e la retention e lo sviluppo della customer base e supportando l’internalizzazione, riprogettando la ricerca e sviluppo, le operations con industria 4.0) nel raggiungimento di efficienze di processo grazie, ad esempio, a robotica e intelligenza artificiale.
L’approccio di open innovation con cui lavoriamo con i nostri clienti insieme all’ecosistema dei politecnici (competence center), agli incubatori, alle start up, ai fondi, ci consente di co-creare soluzioni con i nostri clienti, iniziando anche a costruire asset, condividendone la proprietà intellettuale.
La consulenza moltiplicherà i canali diventando anche “consulenza as a service” acquistabile sulla base di sottoscrizioni periodiche, o dando in licenza “asset” creati mettendo insieme competenze di settore o funzionali e tecnologia digitale come EY Wine Blockchain ( una carta d'identità digitale e un Qr Code in etichetta sulla bottiglia, ndr), ma anche “managed services” per gestire insieme al cliente parte dell’azienda. Immagino che cambierà anche la carriera nelle società di consulenza che si troveranno a dover adottare non più solo carriere up or out, ma modelli diversi, più vicini al tipico mondo aziendale o ricorrendo a ingaggio variabile di “contingent workers”.