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Stati Generali degli Eventi 2025. Cosimo Finzi (AstraRicerche): "Nelle gare serve una svolta culturale: più etica, chiarezza e trasparenza”

Ma anche briefing ben strutturati, riduzione del numero di agenzie invitate e budget dichiarati in anticipo. Solo così le gare potranno tornare a essere uno strumento di crescita e non un ostacolo per chi lavora negli eventi.

La survey realizzata da AstraRicerche per ADC Group e Club degli Eventi, e presentata alla seconda edizione degli Stati Generali degli Eventi,  ha messo in luce una realtà evidente: il modello attuale di gestione delle gare non è più sostenibile. Serve un salto di qualità collettivo, fatto di trasparenza, correttezza e regole condivise, per valorizzare davvero il lavoro delle agenzie e costruire rapporti più solidi e costruttivi con partner e aziende.

Solo attraverso questa svolta culturale sarà possibile garantire un futuro etico, sostenibile e innovativo al settore degli eventi.

Ai nostri microfoni il direttore di AstraRicerche Cosimo Finzi, ha riassunto le principali evidenze emerse dalla survey.

Il tema più delicato riguarda la mancanza di riconoscimento economico per le agenzie che partecipano alle gare senza aggiudicarsele. Preparare un progetto costa spesso migliaia di euro, e molte realtà affrontano più gare al mese con un tasso di successo che raramente supera 1 o 2 vittorie su 10. Una dinamica che, a lungo andare, pesa sulla sostenibilità stessa delle strutture.

A questo si aggiungono problemi organizzativi che rendono il processo ancora più complesso: briefing poco chiari, tempistiche irragionevoli, gare annullate o rinviate, mancanza di feedback e budget non sempre coerenti con le richieste dei clienti. Non sorprende quindi che l’88% delle agenzie dichiari di aver rinunciato almeno una volta a partecipare, spesso per percezione di scarsa trasparenza o per gare considerate “spurie”.

La competizione, d’altra parte, è molto alta: in molte occasioni i partecipanti sono sei, dieci o addirittura di più. Un numero eccessivo che non solo riduce le possibilità di successo, ma alimenta anche tensioni tra competitor, con episodi di “scorrettezza” professionale, come la riproduzione di idee creative da parte di altri player a budget inferiori.

Dalla survey emerge però anche la voglia di voltare pagina. Il settore chiede con forza un cambiamento culturale: più correttezza, più etica, più chiarezza. Le proposte non mancano: dall’adozione di una Carta Etica condivisa a briefing più dettagliati, passando per regole di partecipazione più trasparenti, budget dichiarati fin dall’inizio e una riduzione del numero di agenzie invitate a ogni gara.

In sostanza, il messaggio è chiaro: le gare devono tornare a essere uno strumento di crescita e di confronto costruttivo, non un ostacolo che logora chi lavora nel settore. Per riuscirci, sarà fondamentale che tutti gli attori – clienti, partner e agenzie – facciano un passo avanti, accettando la sfida di un approccio più etico e collaborativo.