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Cambio di paradigma. D'Ammassa (Connexia): "L'agenzia del futuro deve saper fare bene tutto: analisi, strategia e creatività. Imparando dalle società di consulenza a gestire meglio i collaboratori"

L'inchiesta sul cambio di paradigma in atto nell'industry della comunicazione prosegue con l'intervista all'Ad di Connexia, che ai nostri microfoni ha spiegato che oggi la creatività deve essere nativamente pensata per tutti i canali e che è importante creare un contesto positivo dove tutti i professionisti possano lavorare in ottica collaborativa, perché sarà anche questo a fare la differenza.

Connexia è nata nel 1997, si definisce 'Data-Driven Creativity Agency' e il suo primo lavoro è stato realizzare il sito di Deloitte. Dunque non potevamo non chiedere all'Ad Paolo D'Ammassa un parere nell'ambito dell'inchiesta sul cambio di paradigma in atto nell'industry della comunicazione, che sta portando le società di consulenza a diventare concorrenti diretti delle agenzie (leggi news). 

Come ha spiegato D'Ammassa ai microfoni di ADVexpressTv, in effetti il modello delle agenzie creative tradizionali è entrato in crisi, come dimostrano anche i numerosi giri di poltrone avvenuti negli ultimi mesi. Il punto è che oggi non è più sufficiente avere una buona idea creativa da declinare su tutti i canali. Il digitale ha cambiato le regole: bisogna saper analizzare i dati, definire strategie efficaci e su queste innestare una creatività 'nativamente' pensata su tutti i media disponibili

Mentre fino a 10-15 anni fa poteva bastare essere bravi in un solo aspetto, secondo l'Ad di Connexia oggi le agenzie devono imparare a presidiare nel modo migliore tutti gli ambiti: l'analisi dei dati, la definizione della strategia, la creatività, la gestione manageriale. Non solo: a fare la differenza sarà sempre più anche la capacità di gestire i collaboratori. Occorre creare contesti dove le persone possano lavorare in modo proficuo in ottica collaborativa, dal momento che le diverse funzioni devono essere ben coordinate tra loro.

In questo le società di consulenza hanno senza dubbio una marcia in più, poiché storicamente sanno valorizzare le persone del loro team e sono lontane dalle lotte interne che hanno sempre caratterizzato le agenzie creative (basti pensare alle rivalità tra account e creativi, piuttosto che alle discrepanze a livello di retribuzione tra le diverse figure professionali).

Inoltre i colossi della consulenza hanno le risorse economiche che consentono loro di dotarsi delle competenze necessarie sul fronte della comunicazione, 'costruendole' in casa o acquisendole dall'esterno. Senza dubbio dunque queste società hanno delle carte da giocare, soprattutto con le grandi aziende che hanno bisogno ora più che mai di essere guidate in processi che non sono in grado di padroneggiare. 

Come ha dichiarato D'Ammassa ai nostri microfoni, la competizione si fa più accesa anche perché le imprese preferiscono oggi avere un interlocutore unico in grado di gestire tutti i canali, piuttosto che affidarsi a 4-5 strutture la cui gestione richiede loro un grande sforzo dal punto di vista organizzativo. Un altro motivo che spinge le agenzie che operano nel settore della comunicazione a essere preparate sotto ogni aspetto, perché solo così possono risultare appealing sul mercato. 

La buona notizia per le agenzie è che i clienti hanno molti meno pregiudizi rispetto al passato e sono pronti a preferire le strutture di nuova generazione a nomi più blasonati. Tuttavia, anche nell'ottica di essere attrattive per i giovani talenti, le agenzie dovrebbero imparare a pretendere una corretta remunerazione per tutte le fasi del loro lavoro, dall'analisi dei dati alla strategia, passando per la creatività. Da questo punto di vista, sicuramente le società di consulenza sono state sempre più abili a far comprendere ai loro clienti il valore dei propri servizi. 

Venendo a Connexia, l'agenzia, che conta 105 dipendenti, ha chiuso il 2017 con 11 milioni di fatturato e punta quest'anno a proseguire nel trend di crescita double digit che ha caratterizzato l'ultimo triennio.  Partecipata al 90% da Doxa, Connexia ha i dati nel proprio dna e punta su un approccio integrato che vede data scientist e creativi lavorare fianco a fianco (guarda l'intervista a Massimiliano Trisolino, Chief Strategy Officier di Connexia). 

Come ha anticipato D'Ammassa ai microfoni di ADVexpressTv, obiettivo del 2018 sarà lavorare a progetti che prevedano anche una parte importante di atl, ma siano pensati per vivere in modo nativo su tutti i canali. 

Serena Piazzi