Inchieste
NC. Inchiesta 'Italians do it better'. Gruppo Roncaglia, quarant'anni da startup
Il continuo arricchimento di competenze che ha vissuto e continua a vivere è esemplificativo dell'approccio di questa agenzia, che guarda con interesse ai mercati esteri e che conta sempre più clienti internazionali, ma che rimane fortemente orgogliosa della propria italianità. E che, nonostante la decennale esperienza, si sente come una nuova realtà al suo lancio. Lo racconta Armando Roncaglia, amministratore unico Gruppo Roncaglia, sull'ultimo numero di NC - Nuova Comunicazione, nell'ambito dell'inchiesta sulle agenzie italiane e indipendenti.
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“Tutto è iniziato con Roncaglia&Wikander quasi quarant’anni fa spiega orgoglioso Armando Roncaglia (nella foto), amministratore unico dell’omonimo Gruppo da lui fondato -. Eppure questo posto non è mai invecchiato, perché di anno in anno l’agenzia si dotava di nuovi professionisti e diversi talenti al passo con i tempi. Il mondo cambiava? Noi cambiavamo. E lo stiamo ancora facendo”. Nel corso del tempo, alla Roncaglia&Wijkander, dedicata all’advertising, si sono aggiunte altre aziende che spaziano dalla produzione al Crm, al below the line. Poi con l’avvento del web, sono state aperte nuove aziende con l’obiettivo di cavalcare le nuove opportunità offerte daldigitale: Endeavour Digital Marketing, quest’anno premiata come agenzia digital dell’anno agli NC Digital Awards, Hubble Tech, software house che lavora in completa sinergia con le otto ‘sorelle’ del Gruppo, e l’ultima nata, Uruk, agenzia di video advertising online, specializzata nella creazione e viralizzazione di contenuti su tutti i canali digitali. “Una crescita continua dove non aggiungiamo semplicemente professionalità, ma le mettiamo sullo stesso piano e sotto lo stesso tetto per farle lavorare insieme e per gestire qualsiasi processo di comunicazione internamente in modo veloce, sorprendente e dinamico - prosegue Roncaglia -. Perché la vera sfida per le agenzie di oggi è riuscire a trovare una flessibilità tale da permettere di adattarsi ai cambiamenti del mercato e alle nuove frontiere che vengono scoperte a ritmi vorticosi”.
La scelta di integrare e arricchire le proprie competenze interne è prima di tutto strategica: alla base, infatti, vi è la convinzione che il successo di un’agenzia si basi sulle capacità delle persone che ci lavorano, che proprio perché interne, permettono al Gruppo di dare ai clienti una visione strategica univoca. Ciò ovviamente non esclude che in alcuni casi vengano utilizzate altre società verticali per progetti e attività specifiche, o risorse in outsourcing per la fase di delivery. “Al di là della professionalità specifica per cui la persona viene assunta (strategic planner, direttore creativo, responsabile social, e via dicendo), quello che cerchiamo sono persone che abbiano, per carattere, una ‘visione ampia delle cose’ - spiega Roncaglia -. Vuol dire persone che sappiano ragionare in modo indipendente dalla propria professionalità, che sappiano parlare di comunicazione, prima che di digital o adv; che riescano a comprendere qual è il ‘problema’ del cliente prima di pensare a quale mezzo utilizzare; persone che siano loro stesse in grado di cambiare e ampliare le proprie convinzioni, stando al passo con il mercato e con l’agenzia stessa”.
Del resto, una ‘visione ampia delle cose’ è da sempre una caratteristica del Gruppo Roncaglia, evidente prima di tutto nell’apertura a ciò che succede all’estero nel mondo della comunicazione. Trent’anni fa, infatti, l’agenzia ha costituito un network autonomo con altre agenzie indipendenti in varie parti d’Europa e dell’Asia, fra cui vengono organizzati incontri periodici e con cui vige un continuo scambio di informazioni su clienti, innovazioni, novità e iniziative imprenditoriali da intraprendere.
“Si tratta di un modello che per noi è vincente da oltre tre decenni - continua Roncaglia -, anche se va detto che la vera internazionalizzazione la stiamo compiendo proprio in Italia, lavorando anno dopo anno per un numero sempre maggiore di clienti multinazionali”. Due esempi chiari di progetti sviluppati per aziende internazionali sono la ‘social battle’ tra smart e Citroën, definita in Rete ‘la guerra dei parcheggi’, e l’operazione #UnaMacchinaPerRudy, caso italiano di real time marketing. Ma quello più rappresentativo del lavoro dell’agenzia nel 2014 è senza dubbio ‘#FormulaTweet’: un contest totalmente basato su Twitter sviluppato per Mercedes-Benz Italia e che, facendo leva sui successi in Formula Uno del brand di Stoccarda, ha portato a un nuovo livello il concetto di gamification sui social network.
A partire da luglio e per tutta la durata del campionato mondiale di F1 è stato chiesto agli utenti iscritti di ‘guidare’ una vettura speciale, la social car, contro i bolidi in pista utilizzando un carburante particolare, la passione dei tifosi. Al grido di battaglia ‘Più twitti, più corri, più vinci!’ durante ogni Gran Premio gli utenti potevano spingere la social car utilizzando l’hasthtag #formulatweet. “I risultati sono andati oltre ogni più rosea aspettativa con oltre 11mila tweet in 10 gare e 400 iscritti, tanto che l’intero progetto è diventato una case study per il Politecnico di Milano - spiega soddisfatto Roncaglia -. Un caso per noi esemplificativo di quello che i brand sono chiamati a fare oggi per instaurare un rapporto attivo con gli utenti/consumatori su temi e argomenti per loro realmente interessanti e coinvolgenti”.