Partner
Cannes 2018. Sir Martin Sorrell: “S4 Capital sarà totalmente focalizzata su digitale, flessibilità e servizio al cliente locale e globale. Il Festival è importante, ma non so se Cannes sia il posto o il momento giusto”
(Cannes. Dal nostro inviato Tommaso Ridolfi). ADVexpress ha dato ampio risalto al ritorno di Sir Martin Sorrell a Cannes dopo la sua burrascosa uscita da WPP, giovedì scorso, quando è stato ospite del magazine britannico The Drum nel contesto di un pub irlandese al di fuori del Palais de festival (leggi news): un’atmosfera che ha probabilmente giovato alla verve e alla voglia di riscatto di Sorrell dopo le accuse di cui è stato oggetto, più della Sala Debussy e dell’atmosfera che si è creata durante il suo ‘dibattito’ con Ken Auletta, autore di un libro appena uscito e dedicato ai ‘Frenemies’ della comunicazione.
Il rapporto fra le holding, i colossi del web e le società di consulenza, la sua nuova avventura con S4 Capital, fino all’elefante nella stanza delle vicende in seguito alle quali ha dato le dimissioni da WPP: i temi toccati sul palco da Sorrell e Auletta sono stati in massima parte gli stessi del giorno precedente, ma a differenza di un giornalista di settore ‘vero’ come il direttore di The Drum, Auletta è apparso avere puramente il ruolo di uno sparring partner, il pugile che serve a ‘scaldare’ i muscoli del campione prima della sua vera sfida sul ring.
Dopo il ‘match’, in sala stampa, lo show di Sorrell è proseguito toccando anche altri argomenti.
Cannes: vale ancora la pena?
“La nostra industry è sotto pressione ma ci sono comunque delle grandi opportunità: io vedo il bicchiere mezzo pieno, non mezzo vuoto – ha detto Sorrell –. Mi dicono che le presenze sono diminuite del 25% e ancor di più quelle dei creativi: se fosse davvero così sarebbe ancora più importante ridiscutere della collocazione del Festival, fermo restando che un posto e un momento per premiare le persone è necessario. I clienti sono orgogliosi dei premi che vincono, le nostre persone sono orgogliose di vincere. La questione rimane se davvero Cannes sia il luogo e il momento dell’anno migliore per celebrare l’industria dell’advertising”.
La successione del management nelle holding
“Tutte le holding si stanno evolvendo e stanno gradualmente entrando in scena i successori del
management ‘storico’: lo abbiamo visto ad Havas, è successo a Publicis, in un certo senso lo stiamo vedendo anche per WPP… È interessante che in Omnicom John Wren sia oggi Ceo e Chairman della compagnia, e sono certo che anche IPG abbia i suoi piani per la successione di Michael Roth. Ci sono molte persone, dentro e fuori queste holding, che potrebbero prenderne le redini. I fattori critici e i talenti che devono guidare la scelta sono a mio parere tre: la conoscenza della geografia e dei paesi che stanno crescendo di più, Asia e India in primo luogo; la conoscenza della tecnologia; e, più importante di tutti, la conoscenza dei clienti e dei loro bisogni”.
La liquidità di S4 Capital
“Ovviamente più risorse si hanno a disposizione meglio è, ma quando abbiamo iniziato con WPP avevamo a disposizione 1 milione di sterline, mentre oggi S4 Capital dispone di circa 53 milioni di sterline di capitale e un ulteriore potenziale ‘appoggio’ di un centinaio di milioni di euro. Credo sia un’ottima base da cui partire. Uno degli aspetti della cosiddetta frammentazione dell’industria, è che la maggior parte degli operatori non è particolarmente grande, e il settore della private equity investe ogni anno circa mezzo trilione di dollari: questo significa che avremo accesso alle risorse e ai capitali che ci serviranno soprattutto in questa fase iniziale”.
Sorrell non ha però voluto precisare nomi o società già nel mirino di potenziali acquisizioni.
Cosa avrebbe fatto se fosse rimasto in WPP?
“Probabilmente avrei continuato a implementare la strategia che avevamo già in corso e che in fin dei conti è molto semplice: semplificare le specializzazioni verticali, focalizzarsi maggiormente sui clienti e sulla geografia, e insieme sul digital che sostiene tutto quanto. La difficoltà di questo processo arriva quando si deve ‘schiacciare l’interrutore’: intendo dire il momento in cui si passa da un’organizzazione strutturata verticalmente e in cui al vertice ci sono dei brand leader globali, a un’organizzazione e a una struttura centrate piuttosto sui clienti e sulle aree geografiche”.
Era il tema della cosiddetta ‘orizzontalità’ che l’attuale management di WPP ha totalmente depennato… “Dal mio punto di vista – ha concluso Sorrell – si tratta invece di un passo necessario e inevitabile vista la crescita dei brand e dei media locali o legati ai Millennial… L’area geografica e il paese assumono un ruolo di primo piano. Con l’eccezione forse di Publicis, mi sembra che tutte le holding continuino a seguire piuttosto il modello in cui è il brand globale ad avere una funzione trainante. Nessuno si è ancora mosso verso un’organizzazione guidata dai clienti: ed è questa, a mio giudizio, la fase più delicata”.