Inchieste
La forza della sorpresa
Guerrilla e street marketing sono oggi utilizzati per l’interesse che creano nel destinatario, colto in luoghi e momenti in cui non si aspetta di ricevere messaggi. A ciò si aggiungono i costi, ridotti rispetto ai media tradizionali. I rischi? Che vengano scelti come ripiego e che generino fastidio, anziché interesse. Pubblichiamo la seconda parte dell’inchiesta che l’ultimo numero di NC ha dedicato al tema.
Vicino al target
Ma, indipendentemente dal brand, al guerrilla e allo street marketing è riconosciuto da tutti un aspetto che li rende fortemente appealing: la carica innovativa e la sua capacità di sorprendere il consumatore in luoghi e momenti in cui non se lo aspetta, attirandone l’attenzione e stimolandone un ricordo duraturo. Come spiega bene Monica Passerini, community manager Ducati: “Nella guerrilla è costante l’elemento destabilizzante: il creare cioè una sorpresa per attirare l’attenzione. Ciò crea inevitabilmente un interesse maggiore da parte del soggetto ‘colpito’ e un coinvolgimento maggiore rispetto a quello ottenibile con altri mezzi”. Il coinvolgimento, appunto: quel tanto bramato engagement che questo tipo di attività non convenzionale raggiunge, attraverso un contatto diretto e non mediato con il pubblico, con eventi, esibizioni e operazioni di diverso tipo, spesso ad alto tasso di creatività e innovatività.
Secondo Carlotta Saltini, executive director marketing Walt Disney Television Italia, durante queste iniziative può essere utile, per far ricordare l’attività e il brand promotore, oltre a dare semplicemente un messaggio, “lasciare qualcosa nelle mani del pubblico, un piccolo gadget, che possa agire come reminder”. Tutto ciò è possibile, in molti casi, a fronte di investimenti contenuti, e sicuramente inferiori rispetto ad altri mezzi più tradizionali. “Anche se sono più complesse da gestire, queste attività costano molto meno dei media tradizionali e permettono ai clienti che non hanno grandi budget di fare campagne interessanti”, spiega Ercole Egizi, managing partner and creative director dell’agenzia romana Kennedy & Castro.
Strategia o ripiego?
Inoltre, i costi possono invece essere molto alti se si decide di fare operazioni su larga scala. “Si propende quindi per attività localizzate, che raggiungono meno contatti, ma, al contempo, sono più concentrate e legate al territorio”, aggiunge Giordano (Ninjamarketing). Vi è poi il rischio che, anziché coinvolgimento, creino fastidio o indifferenza. Come spiega Sgorbati (Ducati): “Vi è la possibilità che, anziché generare sorpresa e interesse, suscitino invece indifferenza, il classico effetto ‘so what?’, che è esattamente il contrario del loro obiettivo. Sta dunque nella qualità e nell’execution fare in modo che ciò non accada”.
Ilaria Myr